Altezza: 383 m. s.l.m.
Abitanti: 84 (censimento 2001)
Chiesa: Pieve S. Martino
Patrono: S. Martino (11 novembre)
Eventi e Tradizioni: Le feste tradizionali del paese sono quelle di Carnevale, con il Veglione dei Piccoli, la Pentolaccia e il Martedì Grasso; viene festeggiata la ricorrenza del Santo Patrono S. Martino (11 novembre).
POSIZIONE GEOGRAFICA
Fabbiano è situato in una posizione molto gradevole e gode della visione di un panorama stupendo, allietato da un clima dolcissimo in tutte le stagioni.
STORIA
Il Repetti, nel suo Dizionario Geografico Fisico e Storico della Toscana, fa derivare il toponimo dal gentilizio Fabianum; secondo lo storico Vincenzo Santini (vol. I pag. 33) i nomi di questi villaggi “fan supporre che le colonie dei prigionieri di guerra o dei delinquenti che si mandavano alle escavazioni, abbiano quivi intorno fabbricati vici come fecero nel carrarese, i quali presero nome dai Vico Magistri loro capi.” Secondo il Pieri, Fabbiano o Fabiano deriverebbe da un nome gentilizo latino, Fabiano, Fabius proprietario di un fundus.
Il ritrovamento, dei dintorni, di Fabbiano, di antiche monete dell'Impero, confermerebbe la tesi che esso sia stato fondato dai coloni che i Romani trasportarono dal Sud verso Luni dopo la deportazione dei Liguri-Apuani nel sannio nel II° secolo a.C.
Il paese faceva parte delle proprietà delle Consorterie dei Nobili di Corvaia e di Vallecchia ed è ricordato in un estimo del 1320, da cui risulta che Vanni da Fabbiano era possessore di beni in Pruneta. Nel 1536 troviamo un muratore, un falegname, un segantino e un carbonaio. Nel 1547 vi erano 25 famiglie; nel 1565 la comunità era salita a 30 famiglie. L'attività estrattive e la lavorazione del marmo hanno costituito per secoli l'attività principale del paese. Nel 1694 alcuni abitanti del villaggio si dettero all'escavazione dei marmi e due di loro esercitarono anche l'arte dello scalpellino. Tuttavia l'economia si basava ancora su un'agricoltura di sussistenza: nel 1710 a Fabbiano il numero delle case era salito a 39, attorniate da numerosi campi destinati alla produzione di ortaggi. Nel 1743 il Targioni Tozzetti confermò che in un canale a est di Fabbiano si trovavano filoni di marmo mischio assai bello. Piero Pierotti sottolinea che perfino tra le carte dell'archivio di stato di Praga è segnalata la presenza di cave “poco sotto Fabbiano, con la scritta cave dei marmi bianchi e turchini”. A quell'epoca (1764) il cartografo, ingegnere Ferdinando Morozzi, inviato sul posto dal granduca Leopoldo Pietro I, disegnò una carta con i percorsi della mulattiera che, staccandosi dalla strada del Serra, poco sopra Riomagno, giungeva a Fabbiano, alla Cappella e ad Azzano. Nel 1769 Francesco Campana scrisse che questi abitanti si occupavano per lo più di “coltivare l'altrui terre e in lavorare alle cave dei monti (...)”.
Ancora ai primi del '900 gli abitanti di Fabbiano erano chiamati Piastrellai. Nel 1905 venne fondata la Pubblica Assistenza, che si inserì subito nella fitta rete delle pubbliche assistenze versiliesi, promotrici fin dalla loro nascita dei principi di solidarietà e fraternità.
LUOGHI D’INTERESSE
ORATORIO DI SAN GIUSEPPE
I SENTIERI
ITINERARIO STORICO–ARTISTICO: SERAVEZZA – LA CAPPELLA – MONTE ALTISSIMO. SULLA VIA DI MICHELANGELO
Partendo dal centro storico di Seravezza si imbocca la via Michelangelo Buonarroti che costeggia il fiume Serra e, in un minuto di auto, si raggiunge l’abitato di Riomagno (nel caso in cui si parta a piedi, e’ preferibile costeggiare il fiume sul lato destro, lungo la via Monte Altissimo).
Qui, lasciatala macchina si prosegue a piedi, dopo il ponte, sul lato destro, troviamo il caratteristico “C.R.O.”, di fianco al quale inizia una stradina che passa sotto un arco di case. Lo si oltrepassa e si svolta sulla destra imboccando una antica mulattiera che si snoda attraverso terrazzamenti coltivati a vigneto alternati a castagneti e a tratti di bosco. Giunti sotto il paese di Fabbiano ci si imbatte nei resti delle antiche cave di bardiglio, marmo dal caratteristico colore scuro. Il piccolo paese è caratterizzato da strette vie, muretti a secco, “marginette” e vecchi lastricati. Dopo aver attraversato il paese la mulattiera conduce, sempre attraverso le cave non più attive, al “belvedere”, una grande terrazza naturale dalla quale è possibile godere la vista del litorale, delle isole dell’arcipelago toscano, delle cave della Costa e di Trambiserra e del Monte Altissimo. Proseguendo si raggiunge in pochi minuti la pieve romanica di S. Martino in località La Cappella (XI°-XII° secolo), che presenta un notevole rosone attribuito al Buonarroti e pertanto definito “occhio di Michelangelo”. Visitata la Pieve proseguiamo verso il paese di Azzano; visitato il paese si ripercorre la mulattiera prima affrontata.
ITINERARIO STORICO–NATURALISTICO: MINAZZANA – GIUSTAGNANA – LA CAPPELLA – FABIANO – MINAZZANA
La mulattiera collegava le frazioni di Minazzana, di Fabiano e della Cappella di Azzano, mentre una deviazione portava alla frazione di Giustagnana.
Dopo aver lasciato la vettura al parcheggio del campo sportivo di Minazzana si ritorna indietro fino all'ultimo tornante; nel tragitto, sulla sinistra, si può notare un metato perfettamente integro. Il punto di partenza vero e proprio è questo tornante, da dove ci si addentra in un vecchio castagneto seguendo il selciato della mulattiera. Il sentiero, piuttosto largo, prosegue in leggera pendenza, alternando discesa e salita. Il fondo lastricato è ben tenuto, così come i muretti a secco di sostegno e le opere di regimazione delle acque. Nei pressi del primo ramo del canale di Riomagno si incrocia un'altra mulattiera che scende verso sinistra e porta fino al paese di Giustagnana: questa era un'antica via di comunicazione con il paese di Fabiano, il cui lastricato in pietra è molto ben tenuto.
Continuando nel nostro percorso troviamo, in località Al Mulino, vicino al ramo principale del canale di Riomagno, il mulino “di Pacì”. Questo mulino è ad acqua a ruota verticale, infatti esternamente si possono ancora vedere la conduttura che convogliava l'acqua sopra la ruota verticale. Internamente troviamo la sala delle macine, ancora corredata di ogni attrezzatura, anche se non in buono stato. Girando dietro al mulino si trovano due condutture dell'acqua per l'approvvigionamento della ruota, una scavata nella roccia e l'altra formata da vecchi tubi in cemento. Le due condutture partono direttamente da una pozza seminascosta, ricavata in un'ansa del torrente, che sembra venisse usata dalle donne nel periodo estivo per poter fare il bagno. Dietro il mulino c'è una vecchia fornace per la produzione della calce, forse usata successivamente come metato. In prossimità del mulino abbiamo un ponte di sassi.
La mulattiera continua poi in leggera salita fino ad arrivare ad un bivio: il ramo che scende ci porta alla frazione di Fabiano, quello che sale alla Cappella di Azzano. Il consiglio è quello di seguire per la Cappella di Azzano e scendere poi con un giro ad anello verso Fabiano, fino a rientrare al bivio suddetto. La tappa successiva è la Cappella, importante edificio religioso del territorio seravezzino e anticamente centro amministrativo della Comunità. I castagneti in questo caso sono a ridosso del sito religioso, tant'è vero che la località a monte della chiesa si chiama Castagnaia. Dalla Cappella si scende per una mulattiera fino al paese di Fabiano, un piccolo e grazioso borgo, dove una volta c'erano ben 10 metati. Da questa frazione, seguendo la strada carrozzabile, si giunge al bivio con la provinciale, che ci riporta al punto di partenza dell'itinerario.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Giannelli, Giorgio Almanacco Versiliese, Edizioni Versilia Oggi, 2001-2005, voll. 1, 2 (vedi voci “Chiese e Oratori”, “Fabbiano”).
LINK UTILI
Fabbiano