13-03-2020
Diamo inizio con questo articolo alla rubrica #turistaacasamia, dedicata alla storia ed alle tradizioni dell'Alta Versilia, un territorio ricco di segreti da svelare e di racconti da riscoprire. Quando questo periodo di isolamento avrà fine, la Versilia e i suoi paesi e le Alpi Apuane saranno immersi nella verde freschezza della primavera e potrete esplorarli a piacimento. Ma adesso, iniziate questo viaggio di scoperta con il computer o con lo smartphone, comodamente seduti sul vostro divano, e #restateacasa.
Tra le varie opere d’arte conservate all’interno del Duomo di Seravezza ce n’è una che ha una storia davvero particolare: si tratta della Madonna del Soccorso, un dipinto su lastra di ardesia conservato nell’omonima cappella all’interno della chiesa.
L’icona della Madonna venne condotta a Seravezza all’inizio del Seicento da Giovanni Guglielmi, un mastro organista di famiglia agiata. Persona religiosa e devota, Giovanni era un mastro organista e si recava spesso a Roma, dove ebbe probabilmente modo di visitare la chiesa di S. Maria in Vallicella, nella quale si trovava un affresco della Madonna che pareva essere miracoloso. Nello stesso periodo, in quella stessa chiesa, venne collocata una raffigurazione della Madonna su lastra di ardesia, realizzata dal famoso pittore Pieter Paul Rubens.
Tante sono le similitudini che uniscono queste tre raffigurazioni della Madonna, tanto che si è spesso ipotizzato che l’autore (ufficialmente ignoto) dell’icona di Seravezza possa essere proprio Rubens stesso.
Quello che è certo è che fu Giovanni Guglielmi a condurre a Seravezza l’icona. Inizialmente, egli l’avrebbe collocata sull’esterno della propria abitazione, che sorgeva in un rione di Seravezza detto “Valluccio”. Da qui il primo nome attribuito al dipinto, S. Maria del Valluccio, corredato da un’iscrizione (Ora pro nobis Beata Maria in Valluccio) estremamente simile a quella della Madonna romana di S. Maria in Vallicella (Ora pro nobis Beata Maria in Vallicella).
Nel 1626, l’icona venne collocata nel Duomo dei SS Lorenzo e divenne ben presto oggetto di ardente venerazione. La fede riposta nella Madonna crebbe ancor di più nel 1631, quando anche a Seravezza giunse il micidiale flagello della stessa peste descritta da Alessandro Manzoni. In un simile clima di paura, i seravezzini riposero ogni speranza nell’icona, che venne ribattezzata “Madonna del Soccorso”.
La Madonna del Soccorso fu nuovamente invocata anche a metà del XIX secolo, quando un’epidemia di colera colpì l’Italia intera. Per la prima volta la sacra icona venne portata in processione e in moltissimi implorarono la protezione della Madonna. Un dipinto ex voto del 1854, ad esempio, in cui viene raffigurato il paese di Seravezza con la Madonna del Soccorso in alto nel cielo, riporta anche una commovente invocazione: “Dal morbo d’Asia allontana il periglio. Amiamo la madre e rispettiamo il figlio”.
I seravezzini invocarono di nuovo l’aiuto della sacra icona durante le due guerre mondiali del Novecento. I bombardamenti della Seconda guerra mondiale lasciarono il segno sul paese di Seravezza: distrutto il quartiere della Fucina, la chiesa dell’Annunziata, mezzo distrutto anche il Duomo, ma la cappella della Madonna (da dove l’icona era già stata rimossa, per paura di danneggiamenti) rimase praticamente intatta. Una foto del 1944, scattata all’interno delle macerie fumanti del Duomo, permette ancora oggi di intravedere una scritta tracciata da un dito incerto su una colonna polverosa: “Salve o Madre del Soccorso! Dei tuoi figli abbi pietà”.
QUANDO: XVII secolo.
DOVE: La Madonna del Soccorso si trova tuttora nell'omonima cappella all'interno del Duomo dei SS Lorenzo e Barbara, a Seravezza.
(per approfondire: La Madonna del Soccorso a Seravezza. Anniversario dell’Incoronazione 1858 – 2008, con cenni storici di Ezio Marcucci)