Il nome Pania viene da “Pietrapana”, come veniva chiamata un tempo, che deriva a sua volta da “Petrae Apuanae”, ovvero monti degli Apuani, un'antica popolazione ligure che per nove secoli ha abitato questa zona.
La Pania della Croce è la quarta cima più alta delle Alpi Apuane e la più alta del Gruppo delle Panie, gruppo di notevole interesse paesaggistico, alpinistico e geologico, che sorge al centro della catena Apuana a pochi chilometri dalla costa tirrenica e che comprende il Pizzo delle Saette e la Pania Secca. Separate da profonde valli dal resto delle Apuane e strapiombianti nel versante sud con una bastionata calcarea, le Panie, nelle giornate limpide, sono visibili da tutta la Toscana nordoccidentale. Si possono anche ammirare dal golfo della Spezia, dai monti della Corsica e da gran
parte dello spartiacque appenninico compreso nelle province di Lucca, Reggio Emilia e Modena.
La Pania è sicuramente tra le vette apuane più famose, e per le sue linee eleganti e la posizione dominante, che permette di avere una vista che spazia dal mare alle montagne, viene spesso chiamata “La Regina delle Apuane”.
Il monte ha forma conica solcata da canali e termina con una cresta pianeggiante sulla quale a sud si trova la vetta.
Molto interessante per l’escursionista, la Pania è spesso fonte di attrattiva anche per gli arrampicatori, soprattutto nel periodo invernale. Tuttavia, il ghiaccio apuano è spesso un nemico invisibile e non perdona chi lo affronta senza la necessaria preparazione ed il dovuto rispetto. Inoltre, se si parla di questa montagna, non possiamo non parlare dei così detti "Uomini delle Nevi".
Questi uomini erano gli addetti a raccogliere la neve per poi venderla a chiunque ne avesse bisogno per mantenere i propri viveri. Non svolgevano la loro professione in inverno (come si potrebbe credere), quando più o meno la neve era a disposizione di tutti e i viveri si mantenevano comunque, ma il loro impiego si svolgeva in estate, quando le temperature della bella stagione rendevano più complicata la conservazione dei cibi.
Salivano gli aspri sentieri della Pania che da loro prendono il nome per approvvigionarsi della neve che, nei versanti più riparati dal sole, rimaneva fino in estate.
È questa una montagna che ha saputo suscitare emozioni anche nei poeti d'ogni tempo!
Dante Alighieri ad esempio, nel canto XXXII dell'Inferno della Divina Commedia scrive:
«E sotto i piedi un lago che, per gielo, / avea di vetro e non d'acqua sembiante, / [...] Che se
Tambernicchi / vi fosse sù caduto o Pietrapana, / non avria pur dall’orlo fatto cricchi.»
Giovanni Pascoli invece situa l'intera narrazione della poesia "The hammerless gun" (Canti di Castelvecchio) sulla Pania e la descrive con questi versi:
«Su la nebbia che fuma dal sonoro / Serchio, leva la Pania alto la fronte / nel sereno: un aguzzo
blocco d'oro, / su cui piovano petali di rose / appassite.»
LEGGENTA PANIA DELLA CROCE
Da millenni il diavolo viveva sulla cima del Pizzo delle Saette, una delle cime del Gruppo delle Panie. Viveva lì arroccato su quei massi perchè da quella posizione poteva vedere bene chiunque si trovasse sulla cima della Pania, per poi così farla sua preda. Stava sempre avvolto in un mantello nero che usava per volare da una cima all'altra. Un giorno il prete dell'Alpe di Sant'Antonio salì sulla vetta della Pania per le rogazioni (preghiere, penitenze e processioni propiziatorie per la buone riuscita dei raccolti) e da lassù cominciò a benedire tutte le cime circostanti. Piantò poi sulla vetta stessa una croce per ingraziarsi il buon Dio e allontanare il male. Il diavolo a tale visione si arrabbiò, si agitò, andò fuori di sé così tanto che gettò il suo mantello molto lontano. Andò a cadere sotto la Pania creando di fatto un grande solco dove nessuna erba, fiore o albero vi cresce ancora. Quel luogo oggi si chiama "Canale dell'Inferno" e sempre da quel giorno sulla vetta della Pania non mancò mai più una croce. Ma non finì qui. La corsa del diavolo per scappare alla visione della croce proseguì per le impervie "sassaraie" di Borra Canala. La sua fuga a rotta di collo era talmente precipitosa che inciampò e picchiò una tremenda "culata" sulle rocce, tanto da lasciarvi l'impronta del sedere stesso con accanto tre fori, che corrispondevano alle punte del forcone del forcone. Quel luogo inaccessibile prende il nome di "culata del diavolo", ed è legato a doppio filo alla "paura": si dice che gli animali (dotati come ben si sa di sensibilità superiore) non vogliono passarvi.
Sempre legato alla Pania, c'è un triste fatto di cronaca. Come spesso succede, il racconto popolare trasforma in leggenda qualsiasi cosa a cui non sappia trovare una spiegazione logica.
In passato gli uomini salivano nelle notti estive in Pania nella cosiddetta "Buca della Neve”, posta proprio sul cammino del Canale dell'Inferno, per prendere la neve che serviva per la conservazione dei viveri durante la bella stagione. La notte era il momento migliore per questa operazione, ma l'oscurità porta difficoltà e in una di quelle notti una terribile bufera estiva colse un pover'uomo. Acqua e vento lo fecero cadere in un burrone. Il ragazzo era figlio unico di madre vedova e per la donna era la sua unica ragione di vita. Gli amici salirono subito il giorno dopo in Pania per cercare il povero corpo ma non vi fu maniera di trovarlo. Per giorni le spedizioni continuarono senza esito. La disperazione della madre era tanta, ma sperava almeno di ritrovare il corpo per poterlo piangere. Allora partì lei stessa alla ricerca. Vagò un giorno e una notte e la mattina dopo fu ritrovata morta abbracciata ad una roccia. La notizia destò sbigottimento ed emozione nella valle, tanto da trasformare questa storia in mito. Si dice che quando si sta per avvicinare una burrasca in Pania ancora si riesce a vedere un lumino: -...è la donna con la lanterna che cerca suo figlio...- si mormora nelle case. Così ogni volta che i nuvoloni si fanno minacciosi la lanterna si riaccende, e si vede vagare per canaloni e crepacci, tutti si rinchiudono in casa. Segno che quella sarà una terribile notte di vento e di pioggia.
Monte Pania della Croce